Tracciati di ferro
Francesco Viola
ISBN 978-88-8497-542-3
I profondi tagli prodotti dall’avanzare del treno nel territorio non sono solo l’esito di uno straordinario sforzo tecnico della modernità per adeguare lo spazio abitato alle necessità della civiltà industriale, ma anche l’opportunità per ridefinire profondamente l’immagine del paesaggio, scoprendo luoghi sinora irraggiungibili e guardando con occhi nuovi quelli già conosciuti. La dismissione di una parte consistente del patrimonio ferroviario più antico, costituito da migliaia di chilometri di binari e un sistema stupefacente di opere che hanno fatto la storia dell’ingegneria, pone oggi la questione di una riconversione compatibile con la salvaguardia dell’identità dei luoghi, evitando la banale omologazione che sembra oramai caratterizzare ogni parte del territorio. Se si rifiuta l’idea che il paesaggio debba ridursi ad un’immagine statica e astratta al di fuori del tempo, la riqualificazione delle ferrovie dismesse non può certo proporsi di ricostruire le condizioni originarie, come se l’abbandono ed i suoi segni non fossero mai sopravvenuti. Il progetto deve invece fare qui i conti anche con ciò che di non programmato, di spontaneo, talvolta di non gradevole e poco rassicurante si è sovrapposto alle condizioni originarie ed usarlo come una risorsa positiva. È questa una condizione nuova per l‘architettura, che richiede approcci e strategie più sofisticate che in passato.