Progettare il carcere
Mariella Santangelo
immagini: 59 immagini b/n e 55 a colori
«La reclusione in carcere è una condizione troppo seria perché se ne possa parlare con leggerezza. E chiunque abbia avuto in sorte di entrarci, anche solo per poche ore, ha tempo e modo per misurare che prezzo sia, per chiunque, la privazione della libertà personale» (Michele Serra). Cosa è l’architettura della reclusione? Definire e realizzare uno spazio degno di una vita ristretta o reclusa sembra quasi un ossimoro. Ma forse è possibile se si guarda all’architettura come laica responsabilità che può pensare il carcere come attrezzatura civile per tendere «agli ideali della bellezza senza rinunciare a quelli di una fondamentale umanità». Per farlo bisogna che ci sorregga a ci animi una speranza di fare degli istituti di pena comunità differenti, che non siano però completamente altre. L’architettura, dunque, non deve cercare un modello di carcere, deve lavorare affinché lo spazio contribuisca a rendere la vita dignitosa, mettendo in condizione i detenuti, e chi li controlla, di vivere una diversa quotidianità in cui si arrivi a un’autonomia di azione, pur controllata. Bisogna creare le condizioni e tra queste gli spazi sono assolutamente fondamentali. In questo libro sono presentati sei lavori di tesi di laurea in progettazione, che rappresentano sei occasioni di riflessione sull’universo carcerario proprio dal punto di vista dello spazio.